L’Università dell’Aquila è la più antica in Abruzzo, fondata nel 1596; ha origini che risalgono addirittura al 1464, quando, la città dell’Aquila chiese a re Ferdinando d’Aragona la licenza di aprire uno Studium sulla stregua di quello già presente a Bologna. Nel 2012 l’Università dell’Aquila ha riorganizzato le proprie strutture didattiche e di ricerca, con l’istituzione di sette dipartimenti intorno a architettura ed ambiente, scienze dell’informazione e matematica, economia, medicina e salute, scienze fisiche e chimiche, scienze umane. L’attività scientifica e didattica dell’Università si collega ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, con una scuola di dottorato internazionale e un centro di studi avanzati con sede all’Aquila. Il terremoto del 6 Aprile 2009 ha colpito fortemente l’Università dell’Aquila con lutti e danni molto importanti. Subito dopo tutta la comunità universitaria ha manifestato la ferma determinazione a non lasciarsi sopraffare dal disastro e ha ripreso con decisione e orgoglio la sua missione, interagendo ancora di più con le realtà produttive locali e rinforzando scambi culturali e scientifici con centri di ricerca di ogni parte del mondo.
L’intervista ad Anna Tozzi, Professoressa di Geometria e Consulente del Rettore per le Politiche di Internazionalizzazione.
Quali sono i principali progetti di ricerca attivi tra UNIVAQ e le università cinesi? Come state proseguendo la cooperazione in questo periodo di emergenza sanitaria?
L’Università degli Studi dell’Aquila ha sottoscritto diversi accordi di collaborazione con Università cinesi, non solo per attività di ricerca e formazione ma anche per lo sviluppo comune di temi legati alla sostenibilità ambientale e sociale e alla valorizzazione del patrimonio culturale e architettonico.
Particolarmente legati alla ricerca sono gli accordi con il Harbin Institute of Technology e la Tianjin University (School of Electrical and Information Engineering).
La maggiore area di cooperazione è quella della produzione e gestione di energie rinnovabili e la promozione di sistemi di risparmio energetico. Su questo tema alcuni nostri docenti hanno periodicamente lavorato presso le istituzioni cinesi.
In questo periodo naturalmente i viaggi sono stati sospesi e quindi la collaborazione continua online per quanto possibile. Manca certamente il previsto scambio di studenti di dottorato e il lavoro congiunto nei laboratori che per le materie tecnologiche rappresentano una parte importante, soprattutto per l’avvio delle applicazioni.
In particolare UNIVAQ ha istituito rapporti di partenariato con l’università di Wuhan. Quali sono gli interessi reciproci che hanno spinto a questa cooperazione quali sono i follow-up ?
La collaborazione con Wuhan è multidisciplinare abbracciando anche lo sviluppo di metodologie comuni per la preservazione e valorizzazione dell’eredità culturale.
Prima della pandemia era In fase di finalizzazione l’accordo con la Fondazione Wenchuan Earthquake Reconstruction della Provincia di Sichuan che condivide con la nostra città le conseguenze di un terremoto disastroso. Il progetto prevede la costituzione nel 2020, 50°anniversario delle relazioni Italia/Cina, del “Window of Sichuan”, una casa comune per l’Università e il Comune dell’Aquila e le istituzioni cinesi di Sichuan, per lo studio di metodiche innovative per gestire la resilienza, fisica, economica e sociale dopo il terremoto nonché per l’organizzazione di eventi culturali. La pandemia ha purtroppo determinato il rinvio del completamento di questo progetto.
Quali sono le principali tematiche di ricerca su cui verte la vostra cooperazione con le università cinesi in ambito accademico e scientifico?
Sostenibilità, intesa in tutte le sue accezioni, come descritto dai 17 Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, sono gli obiettivi strategici dell’Ateneo su cui studi e ricerche, in collaborazione con i partner internazionali, sono stati indirizzati fin dal dopo terremoto del 2009.
Nel THE Impact Ranking, l’Università degli Studi dell’Aquila è alla 87° posizione nella graduatoria globale e 2° in Italia. In particolare rispetto al SDG4 (Quality of Education) è 4° nel ranking globale, 2° in Europa e 1° in Italia, ma posizioni di rilievo ha ottenuto anche in temi particolarmente sensibili attualmente come, ad esempio, i Cambiamenti Climatici.
Questo risultato è dovuto alla capacità dei nostri ricercatori di essere inseriti in gruppi di ricerca internazionali e multidisciplinari, cui i nostri partner Cinesi contribuiscono notevolmente.
Quali sono invece le nuove opportunità che possono nascere in questo periodo post pandemia nella cooperazione scientifica ed accademica con la Cina e quali sono i principali ambiti di interesse per la cooperazione futura ?
Una cosa chiaramente evidenziata nel periodo COVID19, è la impellente necessità per le università di aprirsi al territorio, locale, nazionale e internazionale. Il problema, per la sua globalità, non può che essere affrontato in collaborazione con laboratori di tutto il mondo e la Cina, per la sua vastità e varietà culturale, rappresenta una grande palestra intellettuale.
Il post pandemia rafforzerà tali rapporti, ampliando i temi di ricerca e coinvolgendo sempre più gruppi multidisciplinari. Si dovrà affrontare la recessione, la disoccupazione, oltre ad una nuova e più efficace organizzazione della Sanità Pubblica, non limitata alla “cura” del COVID 19, ma pronta ad affrontare sfide ancora sconosciute.
E’ tempo infatti di dare l’avvio al nuovo Rinascimento, sulla scia di quello Italiano che nel ‘400 ha posto le basi per gli sviluppi futuri dell’arte, cultura, scienze e tecnologie.
La Cina sarà uno degli interlocutori importanti per le future attività dell’Ateneo.