L’Università degli Studi di Palermo fu fondata nel 1806, dal Ferdinando III di Borbone, re di Napoli e delle Due Sicilie, che trasformò l’Accademia panormita degli Studi in Università. Dopo la Seconda guerra mondiale parte una fase di profonda trasformazione dell’ateneo palermitano per rispondere al bisogno crescente di formazione universitaria, cui contribuiscono illustri personalità del mondo scientifico: da Giuseppe Piazzi, che nel 1801 scopre il primo asteroide, al chimico Stanislao Cannizzaro che dà un contributo determinante al sistema atomico moderno, a Emilio Segrè, Premio Nobel per la Fisica nel 1959. Oggi, con i suoi oltre 40.000 studenti, è uno dei più importanti atenei italiani. La sua offerta formativa comprende un gran numero di corsi di laurea. Di recente l’Ateneo ha rafforzato la sua politica internazionale, sviluppando nuovi rapporti con istituzioni della Repubblica Popolare Cinese.
L’intervista a Salvatore Casabona, Professore di Scienze politiche e relazioni internazionali, Delegato all’internazionalizzazione dell’Università degli Studi di Palermo.
Il 23 novembre scorso, nel periodo di pandemia, l’Università degli studi di Palermo ha firmato da remoto un accordo con la Tianjin Chengjian University, come si colloca questo nuovo accordo nei vostri rapporti con la Cina?
Il doppio titolo in “Ingegneria e tecnologie innovative per l’ambiente” con la Tianjin Chengjian University (coordinato dal prof. Mannina), al quale se ne affiancherà un altro con il medesimo oggetto con la Tongji University-Shanghai, è il risultato di un fruttuoso scambio culturale tra i due Atenei in cui le parti hanno reciprocamente apprezzato la qualità della ricerca scientifica nel settore di riferimento e l’attenzione profusa nella didattica. L’accordo ha consentito sin da quest’anno, nonostante il periodo di pandemia, la mobilità di tre studenti cinesi presso il nostro ateneo, ed è un’ulteriore conferma di quanto il valore e l’attrattività dell’Università di Palermo si stiano sempre più consolidando a livello internazionale.
Va ricordato con l’occasione anche l’accordo ormai decennale di mobilità tra la Sichuan International University e il Corso di Laurea di Italiano (referente la prof.ssa D’Agostino), grazie al quale ogni anno una trentina di studenti cinesi vengono ad imparare la nostra lingua. Le racconto questo aneddoto: è stata davvero una bellissima sorpresa quando, accompagnando una delegazione di Sicindustria in Cina per negoziare accordi commerciali, ben tre delle interpreti messe a disposizione dal Governo cinese si erano formate a Palermo, e ricordavano ancora con grande nostalgia ed entusiasmo l’esperienza di vita e di studio presso il nostro Ateneo.
Quali sono i settori di interesse e i punti di attrazione tra l’Università di Palermo e le istituzioni della RPC?
Molti colleghi dell’Università di Palermo hanno importanti e consolidate relazioni scientifiche e didattiche con la Cina. Io stesso ho trascorso lunghi periodi tra Hong Kong, Macao e la provincia del Guangdong.
I settori di maggiore interesse per le università cinesi, ma anche per gli stakeholder cinesi, istituzionali e privati – con cui stiamo avviando una vasta e approfondita discussione per creare opportunità di placement e tirocinio per i nostri ragazzi – sembrano oggi essere, accanto alla conoscenza della lingua italiana, gli studi di ingegneria (ambientale, elettronica e gestionale), quelli politologici (soprattutto con riferimento alla nostra offerta indirizzata a formare esperti nei processi di internazionalizzazione dell’impresa e di strategie di import/export) e quelli economici (nel settore del turismo).
In quanto università, come favorite gli scambi accademici con la Cina, sia per il corpo docente che quello studentesco, specie in questo momento di pandemia?
I processi di internazionalizzazione del sistema universitario in genere sono stati sottoposti a una sorta di “crash test” molto significativo nell’ultimo anno, che ha costretto ad un profondo ripensamento delle strategie adottate, unitamente ad una brusca accelerazione di processi di cambiamento già – timidamente – avviati nel periodo pre-Covid. L’Ateneo di Palermo, in particolare, si è mosso su tre direttive fondamenti:
- ribaltamento di tutta la didattica, dei corsi internazionali e non, in modalità online. Grazie a importanti investimenti, oltre il 70% delle aule universitarie è oggi dotato di telecamere direzionali e microfoni ambientali, di modo da potere trasmettere online, in sincrono o asincrono, l’interezza dei corsi.
- razionalizzazione e digitalizzazione di tutti i servizi agli studenti e ai docenti: da quelli erogati dalle segreterie studenti e di dipartimento a quelli del Centro Orientamento e Tutorato, dai servizi bibliotecari (con un forte potenziamento delle banche dati e e-book) a quelli del placement e tirocini (avviati ora anche in modalità telematica.
- attivazione – mediante la sottoscrizione di specifici addenda agli accordi PIS e doppio titolo – di quanto potremmo chiamare con una espressione ossimorica “mobilità virtuale”, ovvero la possibilità di partecipare online ai percorsi di studio erogati dal nostro Ateneo e da Atenei stranieri previsti all’interno degli accordi quadro di mobilità. Siamo ben consapevoli che la mobilità internazionale è una esperienza, per docenti e studenti, che va ben oltre la mera frequenza didattica, tuttavia abbiamo fortemente voluto che i nostri studenti mantenessero – in questo periodo così fuori dall’ordinario – la possibilità di godere, almeno in parte, della ricchezza culturale che discende dagli accordi di scambio universitario.
Infine, l’Ateneo palermitano annualmente prevede un vasto programma di finanziamenti per supportare la mobilità incoming di docenti stranieri e numerosi sono stati quelli che hanno trascorso periodi di ricerca e insegnamento provenienti dalla Cina.
Specie nella ripresa dei rapporti dopo la pandemia, quali dovranno essere secondo lei gli assi portanti e le aree di maggiore interesse per rafforzare le relazioni e gli scambi accademici tra Italia e Cina?
Dal prossimo anno accademico l’Ateneo palermitano avrà tre lauree magistrali internazionali erogate interamente o prevalentemente online: International Relations, Politics & Trade; Electronics and Telecommunications Engineering, Management Engineering. Tutti e tre i percorsi di laurea hanno, ancor prima della definizione del procedimento di approvazione ministeriale, riscosso il grande interesse di gruppi di investitori cinesi della provincia del Sichuan con i quali sono in corso trattative volte a veicolare l’iscrizione di studenti cinesi. Il nostro obiettivo è intercettare potenziali studenti lavoratori cinesi, interessati ad approfondire i loro background culturale, o specializzarsi per eventuali progressioni verticali. È in atto un importante investimento in termini di risorse umane e finanziarie per strutturare e promuovere le nuove lauree telematiche, che aprono un’interessantissima e nuova prospettiva di internazionalizzazione della nostra offerta formativa.