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Istituto “Caselli – De Sanctis” – Real Fabbrica di Capodimonte
La Real Fabbrica di Capodimonte (antica fabbrica reale di ceramica) e l’Istituto a indirizzo raro “Caselli – De Sanctis” si trovano all’interno del noto Parco di Capodimonte, sede della Reggia voluta dall’antica dinastia dei re borbonici nella città di Napoli. La scuola è stata fondata nel 1961 con l’obiettivo di rivitalizzare l’antica tradizione artigianale, ma anche di ideare e sperimentare innovazioni nel settore. La decisione di localizzare l’istituto nell’antico convitto, insieme all’edificio che fu ed è ancora oggi sede della prima fabbrica di porcellana reale fondata da Carlo di Borbone nel 1743, rappresenta simbolicamente l’intenzione di tracciare una linea di continuità con questo passato storico. L’Istituto e la Real Fabbrica creano oggetti in qualsiasi tipo di materiale ceramico tra cui manufatti in porcellana, repliche filologiche di modelli esemplari prodotti a Capodimonte nel XVIII secolo e nuove collezioni derivanti da collaborazioni con designer e artisti di fama internazionale. La scuola è nata con una missione specifica: promuovere, studiare e proteggere la tradizione ceramica del territorio rilanciando la produzione della porcellana.
L’intervista è di Valter Luca de Bartolomeis, Preside dell’Istituto ad indirizzo raro Caselli-De Sanctis di Napoli
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L’Istituto Caselli-De Sanctis di Napoli ha partecipato al progetto ‘Fashion, art and creativity on the Silk Road’, come hanno vissuto quest’esperienza i suoi studenti e come quest’esperienza ha arricchito secondo lei il loro bagaglio di competenze?
Come ogni viaggio che porta i giovani verso culture nuove e lontane, anche quest’esperienza ha arricchito notevolmente il bagaglio culturale dei nostri studenti sotto tanti punti di vista. Intanto, gli studenti hanno capito l’importanza di potenziare le competenze linguistiche per diventare cittadini del mondo, cittadini globali, e questa consapevolezza è stata fondamentale; lo abbiamo riscontrato quando sono rientrati, hanno manifestato una rinnovata attenzione verso lo studio delle lingue. Inoltre, si sono confrontati con una serie di metodi formativi, tecnologie ma anche competenze manifatturiere stratificate, magari meno consolidate delle nostre ma più forti sull’aspetto dell’innovazione e dell’organizzazione dell’intero sistema. Hanno capito quanto l’efficienza possa migliorare il livello di produttività di una realtà stando a contatto con le scuole e gli studenti delle realtà cinesi con le quali ci siamo interfacciati.
Quali sono a suo parere le principali differenze di approccio in termini di didattica e di utilizzo delle nuove tecnologie nell’apprendimento scientifico e tecnico?
I cinesi sono sicuramente molto avanzati a livello di ricerca tecnologica, c’è un investimento forte che si percepisce essere molto più importante di quello che leggiamo in Italia; hanno perduto probabilmente il contatto con le origini, con la cultura e la tradizione; si avverte la necessità di ritrovare questa dimensione che, invece, è quella che noi abbiamo coltivato nel corso del tempo. Proprio lo scambio in termini di didattica è stato interessante, in particolare il trasferimento delle “competenze di tradizione” che a loro manca e che hanno letto come elemento di potenziamento nel rapporto con noi, che invece abbiamo avuto modo di leggere quanto l’avanzamento delle nuove tecnologie possa facilitare i processi e rendere tutto più funzionale raggiungendo efficienza ed efficacia, obiettivi per noi un po’ più complicati. Probabilmente, il punto di equilibrio potrebbe essere la soluzione giusta e anche il senso dell’incontro tra i nostri approcci didattici e quelli delle scuole cinesi molto proiettate alla ricerca puramente tecnologica, ma in molti casi, debole dal punto di vista della ricerca sui contenuti.
Quali sono ad esempio le differenze e punti comuni nelle tecniche di insegnamento in merito alla lavorazione della ceramica?
La ceramica e la porcellana arrivano dalla Cina e loro sono indubbiamente maestri in questa lavorazione. I punti comuni sono sicuramente quelli legati ai processi di tipo tradizionale; ci sono delle regole, delle attenzioni che sono necessarie nella lavorazione di questo materiale che vengono trasferite da generazione a generazione e che rimangono invariate nel corso del tempo. Mentre, dal punto di vista delle tecniche di insegnamento, quello che abbiamo maggiormente notato è che puntano molto al trasferimento della performance nella lavorazione, cioè che hanno come obiettivo prioritario la rapidità e la precisione. Nel nostro caso, vale a dire in quello della scuola storica napoletana, pur avendo attenzione verso questi parametri, siamo indubbiamente più attenti all’aspetto di poesia della materia, alla lettura di quelle che sono le potenzialità espressive della materia. La sensazione che ho avuto, dunque, è che raggiungono livelli di perfezione maggiori e sono molto più performanti anche in termini di tempo, ma manca un po’ di poesia e anche una capacità interpretativa della materia.
l’Istituto Caselli-De Sanctis ha firmato alcuni accordi con le scuole incontrate, quali sono le prospettive di cooperazione futura con queste scuole?
Ognuna di queste scuole aveva una sua caratterizzazione e con grande entusiasmo abbiamo firmato accordi con ognuna di esse. Ovviamente, le prospettive di costruzione di partenariati e di progetti condivisi sono stati rallentati dalla pandemia. Quali queste prospettive? Quelle di creare attraverso un progetto condiviso un momento di incontro e di scambio di studenti e docenti finalizzato alla realizzazione di linee di produzione innovative che mettano insieme le capacità e le caratteristiche delle due diverse realtà. Come ho affermato prima, noi abbiamo contenuto, storia, narrazione, poesia, sensibilità plastica nella lavorazione della materia; loro hanno tecnologia, performance, precisione, puntualità. L’obiettivo principale è proprio quello di realizzare delle linee di produzione che sfruttino le migliori capacità di entrambe le dimensioni, di entrambe le scuole quella italiana/napoletana dell’Istituto ad indirizzo raro Caselli- De Sanctis e quelle delle scuole cinesi che abbiamo incontrato e con cui abbiamo siglato i partenariati.
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