Intesa Sanpaolo Innovation Center
Esplorare i nuovi modelli di business per creare gli asset e le competenze necessarie a supportare la competitività e fungere da stimolo della nuova economia in Italia: questa è la mission dell’Innovation Center, l’acceleratore di impresa di Intesa Sanpaolo che promuove l’innovazione.
L’Innovation Center vuole rappresentare una leva per accelerare lo sviluppo economico delle imprese italiane, con specifico riguardo ai megatrend della nostra società, come l’industria 4.0 e l’economia circolare. Si rivolge in particolare alle startup innovative per sostenerle nei percorsi di scalabilità e internazionalizzazione, creando una rete di relazioni con imprese, incubatori, centri di ricerca, università e realtà locali e internazionali: un network aperto che facilita l’incontro di domanda e offerta d’innovazione. Intesa Sanpaolo Innovation Center contribuisce alla diffusione della “cultura dell’innovazione” attraverso iniziative formative ed eventi aperti a tutti, con lo scopo di trasmettere competenze e metodologie.
L’intervista a Vincenzo Antonetti, Head of International Network of Intesa Sanpaolo Innovation Center
Quale posto avete dato alla cooperazione con la Cina nei percorsi di accelerazione di tecnologie verso attività di business che promuove l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo?
Da 4 anni a questa parte, la Cina e la Greater Bay Area (la nuova Silicon Valley Cinese) hanno rappresentato un’area strategica per le attività di Intesa Sanpaolo Innovation Center. Non solo grazie alle grandi opportunità di sviluppo tecnologico e fundraising che questo specifico mercato offre alle Imprese italiane, ma anche per la concomitanza di alcuni fattori di business e istituzionali: 1) la Cina rappresenta un mercato target per il Piano Industriale 2018-2021 del Gruppo Intesa Sanpaolo; 2) le partnership strategiche attive con Pengua, Bank of Quindao e la nascita del veicolo di Wealth Management Yi Tsai: 3) la Circular Economy quale pillar per diventare la prima Impact Bank al mondo. Per quanto riguarda i fattori istituzionali a supporto del posizionamento della Banca segnalo 1) il MoU Italia-Cina firmato a marzo 2019, il 10° anniversario della cooperazione scientifica e tecnologica tra i due paesi, il 50° anniversario dei rapporti diplomatici Italia-Cina. Se a tali fattori aggiungiamo l’eccellenza tecnologica della Greater Bay Area con il suo PIL superiore all’Italia, le sue città interconnesse, l’alta concentrazione di investimenti Venture, allora è ben comprensibile il forte presidio di Intesa Sanpaolo e Intesa Sanpaolo Innovation Center verso quell’area del mondo. Aggiungo inoltre un altro aspetto fondamentale: se escludiamo le piazze di HK e Singapore (tipicamente piazze di passaggio per le transazioni finanziarie), l’Italia risulta il 5° paese al mondo per investimenti ricevuti dalla Cina nel 2019 e se analizziamo questo dato da un punto di vista di “industry” presidiate, notiamo che gli investimenti effettuati sono nella maggior parte dei casi di matrice tecnologica (ICT, Telco, Industrial, MedTech). La Cina risulta quindi un player fondamentale per le attività di incoming, rappresentando una controparte finanziaria ma anche un colosso tecnologico di assoluto livello per le aziende Italiane in cerca di opportunità di sviluppo e di crescita commerciale.
Perché oggi consiglierebbe a un giovane start-upper di affacciarsi sul mercato cinese? Quali sono a suo parere le competenze imprenditoriali indispensabili per questo passo?
Molto è legato al livello di maturità della startup stessa. La Cina rappresenta una grande opportunità, sia in termini di fundraising, sia in termini di sviluppo tecnologico. La startup deve esser consapevole dei benefici, ma anche delle minacce rappresentate da questo mercato. Il livello tecnologico, gli ingenti investimenti e le acquisizioni delle large Corporate Cinesi rappresentano un fattore di attrazione per le tecnologie italiane, ma bisogna considerare possibilità di essere acquisiti dalla controparte (M&A) mettendo anche a rischio la proprietà intellettuale. La Cina è un mercato molto attrattivo per le aziende che hanno obiettivi di internazionalizzazione, ma diventa quindi fondamentale l’accompagnamento di professionisti, export manager, studi legali, etc. che possano garantire un ingresso “prudente” sul mercato target. Le competenze tecnologiche, la ricerca scientifica, la qualità dei poli Universitari locali sono sicuramente un benchmark da seguire per le imprese tecnologiche italiane e il mercato Cinese può diventare una vera e propria ispirazione per le aziende tech che “vogliono diventare grandi”. I benefici fiscali garantiti inoltre da alcune municipalità (es. Shenzhen) rendono molto appetibile l’apertura di una subsidiary locale per gli imprenditori italiani, ma voglio ritornare sul concetto di soft-landing-approach: un ingresso graduale e protetto sul mercato, puntando piuttosto sul modello della DUAL COMPANY – il cui obiettivo è quello di mantenere la produzione e l’R&D in Italia, approcciando al mercato internazionale con l’aiuto di export manager e distributori internazionali che ben conoscono le insidie e le opportunità del mercato stesso.
Bisogna infine considerare i diversi aspetti culturali, ma anche le differenti abitudini di acquisto e comportamento da parte degli utenti cinesi. È per questo che mi sento di consigliare alle startup early-stage un periodo di incubazione e/o accelerazione presso un incubatore locale, che possa fornire i giusti strumenti per meglio comprendere il mercato adattando la soluzione tecnologica alle esigenze dei consumatori asiatici.
Nel contempo, come possiamo attrarre con più successo fondi cinesi per progetti innovativi made in Italy ?
L’attrazione di fondi stranieri e soprattutto cinesi, richiede la collaborazioni di più stakeholder a livello nazionale: le recenti politiche di attrazione messe in atto dalle Istituzioni governative (detrazione IRPEF del 30% per investitori, nascita delle piattaforme di Equity Crowdfunding, credito di imposta fino al 50% per incrementi annuali in R&D) rappresentano il primo passo per adeguarsi alle politiche dei paesi più innovativi al mondo, ma serve un impegno concreto da parte di tutti i player dell’ecosistema, agevolando la crescita delle specificità territoriali e aggregando il tessuto innovativo localmente (università, centri di ricerca, Investitori, Istituzioni Finanziarie, etc.). Gli investitori cinesi hanno un approccio molto pragmatico, investendo laddove vi sono reali opportunità di exit o di sviluppo tecnologico. L’Europa e l’Italia ad esempio sono paesi più avanzati per le tecnologie green e Circular Economy: questo rappresenta un vantaggio competitivo non indifferente, che se ben canalizzato può rappresentare un fattore di attrazione per fondi cinesi specializzati.
La tutela della proprietà intellettuale è un tema molto sensibile nelle azioni di trasferimento tecnologico e business development. Come affrontate questa tema considerando il veloce progresso delle infrastrutture e tecnologie digitali oggi?
Come ho detto prima Intesa Sanpaolo e il suo team di specialisti per l’internazionalizzazione godono di un network di professionisti, consulenti ed esperti Tax & Financial che possono accompagnare le aziende nel loro processo di ingresso verso il mercato Cinese. Abbiamo la fortuna di avere l’HUB APAC del Gruppo a Hong Kong, piazza che consigliamo sempre quale primo landing-point per un ingresso più protetto e prudente al mercato asiatico. La proprietà intellettuale, il sistema legislativo e infrastrutture offerte da HK rappresentano ancora una eccellenza internazionale in grado di accompagnare le imprese italiane e estere nei loro processi di internazionalizzazione.
Infine, quali sono a suo parere le tematiche di maggiore interesse per la collaborazione con la Cina in ambito scientifico e tecnologico in questo periodo di rilancio economico post-covid ?
Sostenibilità e Circular Economy rimangono un fattore fondamentale per il Governo Cinese. La Cina è destinata a diventare il primo mercato al mondo per l’applicazione di soluzioni di Circular Economy, grazie al sostegno prioritario da parte del governo di Xi Jinping e alla struttura industriale del Paese (la CE è stata inserita al 5° posto delle azioni prioritarie del XIII piano quinquennale). Stanno nascendo fondi di investimento specializzati che guardano all’Europa come un’opportunità, dato il suo avanzato livello di innovazione in tale ambito.
Allo stesso modo le tecnologie Agritech stanno crescendo in maniera esponenziale. La Cina sta creando una rete di contatti e collaborazioni con paesi tecnologicamente avanzati quali ISRAELE per attività di ricerca avanzata e sperimentazioni nel settore.