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Salvatore Grasso è un professore in ceramici (scienza ed ingegneria dei materiali) presso la Southwest Jiaotong University di Chengdu, in Cina. Durante il suo dottorato in Giappone presso l’Università di Tsukuba-NIMS (National Institute for Material Science) si è concentrato sulla Spark Plasma Sintering (SPS) e su altre tecniche di sinterizzazione assistita da corrente elettrica. Mentre era alla Queen Mary University di Londra ha contribuito allo sviluppo delle tecniche di sinterizzazione al Flash Spark Plasma Sintering. Nel 2017, ha istituito il gruppo di ricerca FAME: Field Assisted Material Engineering.
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In quale istituzione lavora e su quale tematica verte la Sua ricerca? Fa parte di un programma di scambio con l’Italia? (se si specificare quale).
Attualmente insegno scienza ed ingegneria dei materiali presso la Southwest Jiaotong University di Chengdu. La mia ricerca riguarda l’uso di intensi campi elettro-magnetici per sviluppare nuove tecniche per materiali innovativi, come batterie allo stato solido, settore aerospaziale, biomateriali, sensori, etc. La sostenibilità ambientale è un aspetto chiave che guida la mia ricerca. Sono anche editore dell’European Ceramic Society, nonché valutatore di progetti europei ed italiani. Al momento, il mio gruppo di ricerca lavora in cooperazione con l’Università di Trento, il Politecnico di Torino e l’ISTEC di Faenza su ceramici per applicazioni aerospaziali, stampe 3D, biomateriali e centrali nucleari.
Quali sono le principali motivazioni che l’hanno portata a fare questa esperienza in Cina?
Nel 2006, grazie al supporto della Fondazione neolaureati CRT di Torino, ho avuto la possibilità di andare a lavorare in Cina, precisamente nella città di Shenzhen. Da allora ho continuato a lavorare e viaggiare in Cina apprezzando l’infinita ricchezza storica e culturale di questo paese.
Quali sono secondo Lei i benefici e qual è il valore aggiunto di essere ricercatore in Cina?
Dal mio punto di vista la Cina è attualmente una superpotenza a livello di ricerca e sviluppo. Se in passato era difficile avviare delle collaborazioni scientifiche, al momento riusciamo a collaborare con i gruppi più attivi nel settore. Il valore aggiunto di essere un professore/ricercatore in Cina consiste nella possibilità di avere abbondanza di risorse (sia di personale che di attrezzature per la ricerca); completa libertà nello sviluppare nuove attrezzature di ricerca (impiegando tempi e costi che, a mio avviso, sono una frazione a confronto di altri paesi); sviluppare nuove tecnologie di importanza strategica per il paese grazie alla stretta e concreta collaborazione tra governo, industria ed università.
Quali sono i punti di forza di un ricercatore italiano nel contesto cinese della ricerca da un punto di vista culturale e formativo?
Da buon italiano ho apportato creatività ed intuizione al lavoro che svolgo con grande passione e dedizione. A livello didattico cerco di rinforzare le conoscenze teoriche. Tuttavia, resta difficile impartire agli studenti una mentalità critica.
Come ha vissuto questo periodo di emergenza per la diffusione del Coronavirus prima in Cina e poi in Italia?
Sono originario di Ariano Irpino un comune nella provincia di Avellino in Campania fortemente colpito da questo nemico invisibile; pertanto, in risposta a questa domanda, risponderò utilizzando un proverbio tipico del mio paese natale. Il proverbio Arianese utile a spiegare il mio punto di vista circa l’emergenza COVID-19 è: “Quanno s’appiccia lu pagliaro di l’ati, statt’accort e pilu tuio”, che è letteralmente un invito a prendere esempio dai guai degli altri per evitare che accadano a noi stessi.
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